6 gennaio 2008: secondo Il
Resto del Carlino, il Dizionario Bolognese di Luigi Lepri e Daniele
Vitali è stato il libro più venduto della categoria "Varie" a Bologna durante le feste di natale. |
I giornali hanno dedicato molto spazio al Dizionario. Riproduciamo qui sotto due articoli, correggendo qualche dettaglio che qua e là era stato equivocato (o copiato male, come è stato il caso degli esempi, tutti incentrati sui neologismi e le proposte).
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La Repubblica, 22 novembre 2007
È in uscita l'opera più completa
dal bolognese all'italiano e viceversa con 33mila termini
Grammatica, voci, frasi, proverbi, gerghi raccolti da Luigi Lepri e Daniele
Vitali
Dizionèri BULGNAIṠ
Il dialetto da abadî a zvitèr
Presentazione domenica 25. Il dizionario bulgnaiṡ-itagliàn verrà presentato domenica 25 alle 11,30 a Palazzo d'Accursio
di Francesca Parisini
Come un rabdomante il primo, a caccia di lemmi, espressioni, vocaboli. Come un maieutico il secondo, a cavar fuori significati ed etimologie. I primo è Luigi Lepri, che del dialetto bolognese è gran conoscitore e divulgatore. "Per cinque anni ho setacciato testi scritti e soprattutto ho frequentato centri sociali e bar di periferia - racconta -, luoghi dove ancora si parla il dialetto".
A orecchie tese ha captato vocaboli e modi di dire di una lingua parlata ormai da pochi. Se li è appuntati ovunque, persino sui pacchetti di sigarette. Poi a questa babele lessicale ha messo mano la capacità maieutica di Daniele Vitali, traduttore alla Commissione europea (parla nove lingue) e linguista cresciuto alla scuola di uno dei più emeriti studiosi in materia, Luciano Canepari. "Daniele - racconta Gigén Lîvra - mi ha sottoposto ad un fittissimo interrogatorio per ogni espressione e parola da me raccolta, per verificarne l'autenticità e ogni sfumatura di significato".
Il risultato di questo paziente lavoro di collezione e setaccio è il Dizionario Bolognese-Italiano/Italiano-Bolognese (o meglio, Dizionèri Bulgnaiṡ-Itagliàn/Itagliàn-Bulgnaiṡ) curato dai due ed edito dalla Pendragon. Il tomo verrà presentato domenica mattina alle 11.30 a Palazzo d'Accursio dagli autori, insieme ad altri due dialettofoni, Amos Lelli e Roberto Serra.
Il lavoro ha un precedente, che già vide nel '99 la coppia Lepri-Vitali al lavoro: è un dizionario tascabile di bolognese edito da Vallardi. "Ma quell'edizione aveva solo 13mila lemmi - spiega Lepri - mentre la nuova opera ne ha 33mila". E piena di termini della tradizione, dai primi abâc (abaco) o abadî (abbazia o, in gergo malavitoso, prostituta) all'ultimo zvitèr (civettare); ma anche di parole recenti, ha una ricca fraseologia, poi proverbi (più di 1200 quelli riportati) ed espressioni gergali. Ha indicazioni grammaticali sul plurale, la declinazione dei generi e la coniugazione dei verbi. E due appendici, una dedicata ai nomi geografici, l'altra per quelli di persona. E, soprattutto, è il primo dizionario dialettale bidirezionale in Italia: dal bolognese all'italiano ma anche viceversa. "Grazie al cielo - spiega infatti Lepri - il dialetto è una lingua viva per cui ci sono termini moderni italiani di cui abbiamo sentito la necessità di trovare una traduzione dialettale. Ogni termine ha al suo fianco una dicitura che divide i lemmi in arcaici, circolanti, neologismi e proposti". Così, per esempio, il mouse del computer diventa il "pundghén", l'ormai onnipresente stress si traduce in "tensiån" e il computer può persino prendere il nome di "zarvlån".
"Oltre a scandagliare testi letterari come favole, racconti, poesie e zirudelle, o girare a orecchie tese - racconta ancora Lepri - mi sono sfogliato tutto lo Zingarelli dalla A alla Z per vedere quali termini potevano avere una plausibile traduzione dialettale e quali no". Tra questi ultimi, per esempio, tutti i vocaboli riferiti al vocabolario medico, scientifico e tecnologico che non sono usati in una lingua di tradizione principalmente orale e popolare come il dialetto.
Ma a chi può essere di utilità un dizionario come questo? "Da sei anni al Teatro Alemanni si tengono corsi di bolognese molto frequentati - risponde Lepri -. Sa una cosa? Su 120 partecipanti almeno il 30% ha meno di 35 anni". Il dizionario quindi si rivolge a chi ritiene il dialetto un pezzo di cultura da preservare, o a chi, pur praticandolo, vuole rispolverare la conversazione.
Ricordando, infine, che il bolognese è una lingua romanza; ecco il perché di certi francesismi (un esempio su tutti, la "ratatógglia" che fa il paio con la "ratatouille" d'Oltralpe). "Ma curiosamente - conclude Lepri - ci sono anche alcuni vocaboli di derivazione araba". E chissà se ciò che non si trova tra le pagine di questo vocabolario sarà reperibile sulla Gran Tlarè (vedi "ragnatela") Mundièl, ovvero il web?
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Il Corriere della Sera, 22 novembre 2007
La novità - Edito da Pendragon è il primo vocabolario bidirezionale di dialetto petroniano. Ha 33 mila lemmi
Bulgnaiṡ-Itagliàn, il dizionario
Gli autori: Il nostro vernacolo è vivo e muta grazie ai neologismi
di Luciana Cavina
Alcuni termini sono indicati come arcaici, specifica Luigi Lepri, autore del prezioso dizionario insieme a Daniele Vitali. Altri vocaboli sono "circolanti", altri ancora suggeriti, o meglio "proposti" dagli autori stessi che hanno cercato di tradurre in petroniano "blog" (che diventa dièri int la raid, ovvero diario nella rete) e altre parole figlie della tecnologia e del terzo millennio. In tutto, sono 33mila lemmi racchiusi nel Dizionario bolognese-italiano, italiano-bolognese, edito da Pendragon (pagg. 704, 29 euro) che sarà presentato al pubblico domenica alle 11.30 in Cappella Farnese a Palazzo d'Accursio. "La pietra miliare dei vocabolari bolognesi è il Coronedi Berti, dell'800, ma era solo bolognese-italiano e non viceversa, pensato ovviamente per chi conosceva solo la lingua dei nonni e voleva farsi strada in un'Italia unita", spiega Lepri che, sempre in coppia con Vitali, nel 1999 aveva già dato alle stampe per Vallardi un dizionario tascabile ma di "sole" 13mila voci, andato a ruba. Quello edito da Pendragon, insomma, sarebbe il primo bidirezionale, pensato soprattutto per chi parla normalmente italiano ma non vuole cancellare le radici. Ed è pure il primo dizionario bolognese che introduce anche i termini più coloriti che entrano nelle categorie sesso, benevoli insulti e altri tabù, considerati invece censurabili in epoche più antiche. "Per sopperire a questa mancanza - fa sapere Lepri - abbiamo fatto riferimento a un volume di Alberto Menarini uscito anni fa col titolo "Vocabolario intimo, scatologico e sessuale", ma abbiamo anche attinto alle conversazioni comuni, grazie all'aiuto di molti amici ed esperti dialettofoni". Un lavoro di gruppo e di ricerca meticolosa, dunque, con il vocabolario d'italiano sempre sotto gli occhi, che ha impegnato i due ricercatori per circa cinque anni. I due studiosi, inoltre, non si sono limitati a tradurre le parole, ma si sono dedicati anche ad arricchire le definizioni con dettagliate fraseologie e oltre 1200 proverbi. Vedi, ad esempio, alla comunissima voce padèla, che in italiano significa padella o macchia d'unto, e si impara anche che tgnîr d òc' al gât e la padèla è una simpatica perifrasi che invita a comportarsi con cautela.
"Abbiamo lavorato - sottolinea il co-autore - partendo da una convinzione: che il dialetto bolognese è vivo e vegeto e cresce insieme alla lingua italiana. Certo, i termini tecnici, specifici di un settore come la musica o la medicina, sono intraducibili, ma in generale, finché c'è gente che si esprime anche in dialetto, si possono coniare termini impossibili da prevedere o intuire alle origini del vernacolo. Nell'800 non si parlava, cioè, di missili, eppure oggi in un discorso in dialetto si pronuncia tranquillamente la parola méssil. Si tratta di un un neologismo e noi lo registriamo. Ma come tutti i linguaggi il petroniano, sebbene esistano persone che lo vorrebbero congelato nell'immutabilità della tradizione, si costruisce attraverso il proliferare di neologismi. E non muore". L'interesse, infine, è ancora alto: ai corsi di dialetto organizzati proprio da Lepri, Vitali e Roberto Serra al teatro Alemanni sono iscritti circa 120 allievi. E gran parte ha meno di 35 anni.
Plócca-plócca, pundghén e tlarè, ecco le voci curiosi del manuale
Tra i termini classificati come neologismi, occasionali o proposti, nel Dizionario italiano-bolognese, bolognese-italiano si trovano le parole dialettali più curiose. Ecco alcuni esempi:
antipiretico: chevafîvra
lecca-lecca: plócca-plócca
baby pensionato:
ṡgubadåur cûrt
blitz: cåulp ed man
blog: dièri int la raid
computer: conpiûter, zarvlån, calcoladåur
maggiorata: sturnlâza
mouse: pundghén
quark: briṡléṅna
eletrònica
tuttologo: sapientån
web: tlarè
webmaster: padrunâz dal sît
würstel: susizòt tudàssc
yuppie: cariréssta
xenofobo: alêrgic ai furastîr