Pietro Mainoldi
(1895-1974)


Autåur d una gramâtica e d un vocabolèri dimónndi inpurtànt, Pietro Mainoldi l é un parsunâg’ pén ed mêrit int la stòria dal bulgnaiṡ. A publicän qué un arcôrd scrétt dala sô anvudéṅna, Mariangela Bacchi, ch’a ringraziän anc par la fotografî ch’la s à mandè - Autore di una grammatica e di un dizionario di grande importanza, Pietro Mainoldi è un personaggio con grandi meriti nella storia del bolognese. Pubblichiamo qui un ricordo di sua nipote, Mariangela Bacchi, che ringraziamo anche per la foto messaci a disposizione.

Pietro Mainoldi int al perîod ch'al fèva al Vocabolèri

Curriculum vitae.

Nato a Bologna, studente brillante al liceo Galvani, si maturò nel 1913 vincendo il Premio Carducci quale migliore allievo. Iscritto alla facoltà di Medicina interruppe gli studi per arruolarsi come “aspirante ufficiale medico” durante la Grande Guerra. Laureatosi col massimo dei voti fece pratica ospedaliera con il Prof. Bartolo Nigrisoli. Specializzato in Radiologia iniziò la professione all’Ospedale Maggiore di Bologna. Era in servizio il 24 luglio 1943, quando l’ospedale venne distrutto da un bombardamento. Continuò il suo lavoro di radiologo presso diversi ospedali, fu primario all’ospedale di San Pietro in Casale (BO) e in seguito proseguì l’attività presso diverse cliniche private e nel suo ambulatorio. Per cinquant’anni ha ricoperto la carica di segretario della Società Medica che aveva sede all’Archiginnasio di Bologna.

Accanto alla lunga attività professionale coltivò interessi culturali molto ampi, dalla storia alla geopolitica, dalla musica alle macchine fotografiche e cinematografiche fino alla filatelia, dal latino al greco antico e, più particolarmente, alla glottologia; fra l’altro si diplomò in lingua araba e seguì corsi di rumeno. A 16 anni pubblicò un volume sulla geografia della Libia con glossario della terminologia locale cui fece seguire un saggio storico. Negli anni 20 prese la patente e percorse quasi interamente l’Europa senza mai salire su un aereo, mezzo verso il quale nutriva una profonda diffidenza e che non si risolse mai ad utilizzare. (In ultimo non è da sottovalutare che, nonostante la poliedricità dei suoi interessi, riuscì anche ad essere un ottimo marito, un padre premuroso e un nonno insostituibile).

Morì a Bologna nel 1974.

Il rapporto tra Pietro Mainoldi e il dialetto bolognese. Pubblicazione della grammatica.

Mi risulta che fino al 1943 l’incontro, anzi la simbiosi con il dialetto, non si fosse ancora verificata. Il nonno aveva un solido retroterra “campagnolo” (trascorreva molti mesi dell’anno nella casa di campagna, a Badia di Monte S. Pietro), ma l’interesse per il dialetto in quanto lingua meritevole di studio e codificazione scattò nel 1943 quando si trovò da un giorno all’altro disoccupato a causa del bombardamento dell’Ospedale Maggiore presso cui lavorava. I pazienti privati erano tutti sfollati e gli fu ritirato dal comando tedesco il permesso di circolazione. Scalpitando, anche il nonno sfollò in campagna insieme alla famiglia, e lì fu costretto a fermarsi dall’autunno 1943 all’autunno 1944. Esasperato dall’inattività, pensò a una stesura aggiornata e innovativa della grammatica del dialetto bolognese, motivata sia dalla necessità di riempire proficuamente il troppo tempo a disposizione ma anche dalla considerazione che la grammatica più recente risaliva al secolo precedente e di conseguenza la grafia dei testi in uso era già palesemente distante dalla lingua parlata, rendendo la lettura e la comprensione dei testi in bolognese difficoltosa per i bolognesi stessi. L’iniziativa suscitò all’inizio un certo scetticismo verso la modernizzazione di una tradizione così solidamente sedimentata. Ma il nonno, che in tutta la vita non si adeguò mai ad un’idea che non fosse la sua, proseguì nelle ricerche e nella stesura della nuova grammatica. L’opera concepita durante gli ultimi anni di guerra fu pubblicata solo nel 1950 a causa della ripresa del lavoro e delle tantissime altre attività, che ne rallentarono la stesura definitiva e l’uscita.

Pubblicazione del Vocabolario.

Diversa è la genesi del Vocabolario del Dialetto Bolognese. Negli anni ‘60 l’Università di Bologna promosse un progetto nazionale di valorizzazione e codificazione dei dialetti italiani, e nel 1964 il Prof. Luigi Heilmann della facoltà di Glottologia gli propose la compilazione di uno dei primi volumi della collana in fieri: il vocabolario del dialetto bolognese. Il nonno accettò entusiasta l’incarico ma “sub condicione”: l’esclusione dall’opera di ogni termine di contenuto osceno o volgare. Il vocabolario fu pubblicato nel 1967. L’Università lo fece stampare in una singola tiratura di 1000 copie (per la massima parte in brochure) che andarono in poco tempo esaurite. Per diversi motivi poi non si effettuarono ristampe successive e per anni il vocabolario continuò ad essere richiesto restando introvabile1.

Il Vocabolario ed io.

Mentre il vocabolario prendeva consistenza, avevo nove anni. Il nonno lavorava nel suo studio, compilando a mano centinaia di schede ognuna delle quali conteneva una parola. Le riponeva e le riprendeva in mano infinite volte per correggerle o aggiornarle. In qualità (non richiesta) di “assistente” stazionavo nei pressi: quel lavoro mi interessava ed ero capace di stare in piedi per ore ad osservarlo e a sommergerlo di domande. Allora il nonno allo scopo di neutralizzarmi o ridurmi al silenzio, cominciò ad affidarmi qualche compito: sistemare le schede in ordine alfabetico, controllare elenchi di parole, archiviare il lavoro fatto. Il nostro team portò avanti la stesura fino alla conclusione dell’opera: in tre anni le schede diventarono bozze e le bozze pagine. Momento di grande emozione fu l’arrivo alla bibliografia e all’indice: avevo 12 anni e nel tempo i miei incarichi erano aumentati. Un giorno il nonno arrivò sorridente a casa con il libro pubblicato e me lo porse. Mi bastò uno sguardo alla copertina per sentire il cuore scoppiarmi letteralmente nel petto… non c’era il mio nome! Io, che avevo lavorato fedele al suo fianco per tre anni, non ero stata minimamente citata. In effetti provai una smisurata delusione, ma il nonno non lo ha mai saputo. Era così felice ed orgoglioso del suo lavoro che in quel momento non ritenni opportuno lamentarmi. Inoltre a quel punto sarebbe stato inutile per cui, con un falsissimo sorriso sulle labbra, evitai di fargli notare che nella consegna delle ultime bozze aveva commesso un’omissione di così grave portata. E devo ammettere pure che per diversi anni ho continuato a ritenere sostanzialmente ingiusto che sul frontespizio del Vocabolario del Dialetto Bolognese non fosse stato stampato

Pietro Mainoldi
insieme
a Mariangela Bacchi.
 

1 Nòta dal Sît Bulgnaiṡ: Al Vocabolèri ed Mainoldi l à turnè a èser dispunébbil dal 1996, dåpp che int al 1995 Dagnêl Vitèli al fé una canpâgna pr ardûṡer däl gran fîrum ai cunzêrt ed Fàusto Carpàn, al serèt dal grópp L Archiginèṡi” e int i zénter sozièl di anziàn - Nota del Sito Bolognese: Il Vocabolario di Mainoldi ha ricominciato ad essere disponibile nel 1996, dopo che nel 1995 Daniele Vitali fece una campagna di raccolta firme ai concerti di Fausto Carpani, alle serate del gruppo “L Archiginèṡi” e nei centri sociali degli anziani.


Una bèla nutézzia - Una bella notizia
(mâż dal 2007 - maggio 2007)

In avréll dal 2007, la Cmóṅna ed Bulåggna l'à dezîṡ d intitolèr a Mainoldi una strè dla nòstra zitè, indicànd "Via Pietro Mainoldi, dialettologo". As trâta d un stradlén che da Via Fossolo al và in Via Mazzini - Nell'aprile del 2007, il Comune di Bologna ha deciso d'intitolare a Mainoldi una strada cittadina, con la dicitura "Via Pietro Mainoldi, dialettologo". Si tratta di una stradina che congiunge Via Fossolo con Via Mazzini.


Ala Prémma pâgina
Và só