żer e scrîver in bulgnai
Leggere e scrivere in bolognese


Al téttol ed sta pâgina l é anc al nómm dla rubrîca tgnó da Daniele Vitali int La Pâgina dal Dialàtt, spâzi dialetèl curè da Sandro Sermenghi int la rivéssta Laboratorio di parole in poesia - Stra l dàmmber dal 2001 e al prinzéppi dal 2002, ai é vgnó fòra sta sêrie d pinsîr såura al säns e al môd ed scrîver in bulgnai al dé d incû. A i publicän qué, sperànd ch’i pòsen interesèr ai nûster viitadûr - Il titolo di questa pagina è anche il nome della rubrica tenuta da Daniele Vitali ne La Pâgina dal Dialàtt, spazio dialettale curato da Sandro Sermenghi per la rivista Laboratorio di parole in poesia. Fra il dicembre del 2001 e l’inizio del 2002, è uscita questa serie di riflessioni sul significato e le modalità dello scrivere in bolognese al giorno d’oggi. Le pubblichiamo qui, sperando che possano interessare i nostri visitatori

żer e scrîver in bulgnai (1)

N° 9, dicembre 2001

“Io non son buona di scrivere i geroglifici” mi disse vari anni fa una simpatica signora di Bazzano per spiegarmi perché non leggeva le poesie scritte nel suo dialetto, che pure conosceva benissimo. In effetti l’abitudine all’italiano, assai avaro di segni diacritici, può far sembrare strani certi testi ricchi di accenti circonflessi, puntini e pallini. Mo un puctén, giänel pûr, l’é anc na scûṡa!

Infatti, esiste una scrittura divulgativa per il bolognese e i dialetti a lui affini, come quello di Bazzano: ideato da Alberto Menarini, prevede l’uso dei soli accenti acuto (´) e grave (`) e delle lettere col puntino , ż e 1, per distinguere fra loro parole come cusén “cuscino” e cuṡén “cugino”, oppure znèr “cenare” e żnèr “gennaio”. Il puntino sulla n poi è molto importante, per rendere la pronuncia tipicamente cittadina di galéṅna, lóṅna “gallina, luna”, ma chi scriva nei dialetti della bassa o della montagna non ne ha bisogno. Ecco tutto, non sembra molto difficile, vero?

Il bolognese si può anche rendere con la scrittura lessicografica: si tratta di un sistema sviluppatosi sul filo dei dizionari bolognesi di Ungarelli (1901), Mainoldi (1967) e Vitali-Lepri (pubblicato da Vallardi nel 1999, la seconda edizione è del 2000), e prevede l’accento circonflesso (mêder, nôv, û “mietere, nuovo, uva”), il pallino sulla a (dåpp, råss, bån “dopo, rosso, buono”) e la dieresi sempre su ä (bän “bene”), oltre naturalmente ai già visti , ż e . Il suo uso nei dizionari è dovuto alla necessità di rendere esattamente i suoni del nostro dialetto, in modo che non soltanto chi già lo parla correntemente, ma anche chi è cresciuto in italiano e chi viene da fuori possa sapere esattamente come si pronunciano le varie parole. L’ortografia lessicografica cioè è stata pensata per fini scientifici, quella divulgativa per fini letterari, saggistici ecc.

Eppure, dopo la pubblicazione del dizionario Vitali-Lepri, si è assistito a un fenomeno interessante: sfatando tutti i miti per cui “i geroglifici” sarebbero una complicazione che allontana il lettore non iniziato, diversi autori hanno cominciato a utilizzare l’ortografia lessicografica anche laddove finora si era tentato di semplificare: chi ha la fortuna di ricevere la vacamata noterà che l’anonimo autore sta pian piano convertendovi il proprio modo di scrivere, constatazione che potrà fare anche il grande pubblico seguendo Dî bän só, fantèṡma!, rubrica di Gigén Lîvra pubblicata ogni domenica sul quotidiano “La Repubblica”, dove sono apparsi i circonflessi. Lo stesso ha fatto Sandro Sermenghi nelle sue poesie, e l’esempio ha superato le mura cittadine arrivando a Budrio, dove in un’ortografia ormai praticamente coincidente a quella del dizionario vengono pubblicati i “Quaderni per il dialetto”.

Scrive il curatore della serie, Tiziano Casella, nel numero 3: “nel dialetto scritto si incontrano spesso accenti un poco particolari (gli esperti di dialetto li chiamano “segni diacritici”). Mettere sulle parole questi segni non deriva dalla volontà esibizionistica di chi scrive o cura un testo [...]. La presenza di questi segni o accenti è importante e di buon aiuto per chi non ha dimestichezza con la lettura del dialetto. I segni e gli accenti costituiscono una specie di guida, di sostegno nei momenti di incertezza sulla pronuncia di una parola e sulla sua conseguente comprensione”. Parole cui sottoscrivo pienamente, e che sono tanto più benvenute in quanto vengono da chi scrive in un dialetto, quello di Budrio, affine al bolognese ma con una diversa distribuzione di alcuni suoni. Ebbene, sull’esempio di bän, i “Quaderni” giustamente scrivono anche pänza, tänt e avänza “pancia, tanto, avanza”, poiché così, con un’a che tende ad e, si pronunciano in budriese quelle parole (a Bologna città si dice panza, tant e avanza). Cómm dîr: i dialétt i canbiaràn anc un pôc, mo da ón a cl èter as pôl scrîver sänper con un alfabêt såul, che infatti è uno dei princìpi di base dell’ortografia lessicografica!1

Resta un solo problema: dove procurarsi le lettere col puntino, che non si trovano facilmente nei normali computer? Niente di più semplice, basta andare al Sît Bulgnai, indirizzo http://beam.to/bulgnais2, per scaricare il font Manna, da caricare poi sul proprio computer per scrivere come si vuole.

Concludo questa breve chiacchierata dando nuovamente la parola a Tiziano Casella: “Credetemi: è facile leggere il dialetto: per leggere l’inglese occorrono settimane di studio, par lèżar al dialàtt, prémma un pô ala méi e pò pulidén, occorre qualche ora; se lo si parla già correntemente, ancora meno!”

E allora... perché non leggerlo, scriverlo, impararlo, insegnarlo? Da oggi l’ortografia non è più un problema!

1 A publicän qué con gran piaṡair un mesâg’ ed Tiziàn Caṡèla a Dagnêl Vitèli - Pubblichiamo qui con vero piacere un messaggio di Tiziano Casella a Daniele Vitali: (15.05.2002) Nota tecnica: dalle frasi scritte dagli allievi di Bologna ho avuto la conferma che la grafia che utilizzo è identica alla loro, cioè a quella del vostro corso, pur nella limitata diversità lessicale tra il budriese e il bolognese; la base teorica è la stessa, ma avrebbero forse potuto esserci delle differenze applicative, che invece non ho riscontrato... e questa è per me una notevole soddisfazione!!! Anc par nuèter - Anche per noi!
2 Intànt, naturalmänt, l indirézz l é canbiè: adès l é www.bulgnais.com - Intanto, naturalmente, l’indirizzo è cambiato: adesso è www.bulgnais.com - Biṡåggna anc ażuntèr che intànt ai é vgnó fòra däli ètri manîr par scrîver i puntén, guardè mò int la pâgina www.bulgnais.com/font.html! - Va anche aggiunto che nel frattempo sono emersi nuovi modi di scrivere i puntini, cfr. la pagina www.bulgnais.com/font.html!

żer e scrîver in bulgnai (2)

N° 10, gennaio 2002

La volta scorsa abbiamo parlato del Sît Bulgnai (www.bulgnais.com), portale al mondo del bolognese su Internet. Si tratta di un sito, entrato in rete nel settembre 1999, pieno di notizie e materiale per chi s’interessa al nostro amato dialàtt bulgnai nella sua accezione più larga, compresi cioè il dialetto cittadino e tutti gli altri: della campagna, della montagna, della collina ecc.

Cliccando sui vari ligâm (i “link”) si possono leggere poesia e prosa della letteratura bolognese, i testi delle canzoni di Quinto Ferrari o Fausto Carpani (che si possono anche sentire!), notizie storiche su vari personaggi della Bologna di una volta, ecc. Non manca una pagina sulla tutela del bolognese, al quale occorre assicurare anche un futuro oltre che celebrarne il passato, e vi è anche una trattazione della fonetica e della grafia dialettali.

L’intero Sito comunque è in un certo senso dedicato all’ortografia lessicografica del bolognese: i testi sono tutti bilingui, in rosso per il bulgnai e in verde per l’italiano, e questa applicazione pratica del dialetto e della sua ortografia permette a tutti i visitatori di vedere “come si scrive”.

Entrando nella pagina iniziale, uno dei primi link porta ai “caratteri Manna”, studiati apposta per il bolognese: potete scaricarli da Internet senza fatica e, una volta installati nel vostro computer, potrete scrivere anche voi le lettere coi puntini , ż e maiuscole e minuscole! Nessun problema per gli altri segni, che anche senza i caratteri Manna si possono ottenere da qualunque tastiera, ad es. ä tenendo premuto il tasto ALT e digitando nel tastierino di destra il codice 0228; nel caso di å il codice è 0229. Tutti questi codici si trovano facilmente nel computer: basta cercare, nel Menù Avvio, la voce “Accessori” e da lì la “Mappa Caratteri”: così anche voi potrete battere â, ê, î, ô, û, á, ó ecc. Facendo delle “macro”, potrete poi assegnare ai vostri segni speciali una combinazione di tasti più semplice, senza bisogno di ricordare i codici del tastierino.

Buona scrittura!

żer e scrîver in bulgnai (3)

N° 11, febrèr dal 2002

Chèro tótt i mî letûr, quall ch’pèga l òli, osía in ste chè che qué al nòstr amîg Sandrén Sermenghi, al m à détt che vuèter a sî bèle prónti par lèżer un pô d bulgnai scrétt con l’urtugrafî lesicogrâfica, siché andän pûr d lóng con la nòstra ciacarè, mo stavôlta in dialàtt.

Dånca, int i nómmer ón e dû dla mî rubrîca ai ò dichiarè che scrîver in bulgnai l é un quèl fâzil e divartänt, e che coi carâter Manna, ch’i s pôlen dscarghèr dala pâgina apòsta dal Sît Bulgnai, as pôl anc adruvèr tótt i puntén e i balén cum và. Stavôlta invêzi am piarêv ed dèr un’ucè al cuntgnó, cómm dîr a quall ch’a se scrîv in bulgnai. Vuèter ch’a sî di poêta a savî bèle che int al dialàtt spetacolåu dla nòstra zitè as pôl scrîver däl gran bèli poeî. Fôrsi però quelcdón an sà brîa ch’ai é bèle stè däl prôv ed scrîver anc dla prôa: al tentatîv a dîr vaira fén adès l é stè ón såul, mo purasè inpurtànt. Avîv preänt Gaetano Marchetti, détt anc l Umarén dal Pàvver, al nôn dla Famajja Bulgnaia (scuèm, mé a scrîv acsé piotòst che andèr drî al nómm ufizièl, Famèja Bulgnèisa, ch’l é cómm as prununzièva quand i ranûc’ i purtèven la pirócca!)? Bän, ste sgnåuri pén ed ghèrb e manîra l à scrétt, tacànd dal 1968, un zêrt nómmer ed lîber con di racónt såura la Bulåggna d na vôlta: int i sû quâter téttol (Ai ténp dal pôver Scarabèl, Quand la cmandèva la Carmaila, La sêrva ed Żòboli e Cal facuajôni d Evaristo) l à dimustrè ed savair cuntèr däl stòri interesanti e, spassi vôlt, divartänti, int un dialàtt natt e sänza tròpi parôl nôvi pôchi óttili. Di eénpi ed sti scrétt preziû i s pôlen catèr ala pâgina dla prôa dal Sît Bulgnai (tant par canbièr). L indirézz l é quasst: www.bulgnais.com/prosa.html.

“Mo sôrbla”, a dirî vuèter, “e ste Dagnêl Vitèl che qué adès as prupånn ed méttres a fèr dla prôa? Mo al n é mégga un quèl da tótt scrîver di lîber e pò anc catèr un editåur ch’al i póbblica!” I òja ciapè? N avîv brîa détt quasst? Fôrsi sé, e alåura a v spiêg méi. Dånca: prémma de tótt secånnd mé l é pió fâzil scrîver dla prôa che dla poeî. Ai n é d quî ch’i an un gran bózz pr äl rémm, e d quî invêzi che, zarcànd ed cantèr äl blazz dla natûra o äl profonditè dla sô ânma, i fan såul di vêrs (int al säns ed rói), pr eänpi mé. E pò ai é dla żänt che magâra fén adès i an fât såul dla poeî parché i n avêven mâi pinsè ala prôa e che magâra, s’i vléssen pruvèr, i prénn fèr di cheplavûr. Anc parché prôa an vôl mégga dîr såul fèr di lîber: as pôl scrîver di racónt cûrt o anc curtéssum, e quelcdón dispòst a publichèri al i é. Pr eänpi, avîv preänt LA VACAMATA, cal giurnalén satérric ch’al vén fòra tótt i mî e ch’a n savêven brîa chi s fóss l autåur? Äcco, fenalmänt al culpàvvel (as fà par dîr, parché LA VACAMATA a mé la m piè pròpi dimónndi) l é vgnó fòra: l é Fàusto Carpàn. Bä insåmma, in sta nòstra ciacarè l é pió inpurtànt dîr che Fàusto int al sô giurnalén l à bèle publichè di racónt in prôa, brîa såul i sû, mo anc d ètra żänt. E quassta l’é una posibilitè. La secånnda (tant par turnèr a canbièr) l’é al sòlit Sît Bulgnai, ch’al srê cuntintéssum ed métter i vûster (bî) lavurîr int la GTM (cioè al World Wide Web: avîv vésst che i indirézz dl’Internet i tâchen scuèi sänper con www? Al vôl dîr pròpi quall lé, “Gran Tlarè Mundièl”!).

Un’ètra idéa la srêv qualla ed tradûer di cheplavûr dla leteratûra mondièl: in bulgnai ai é bèle la Divéna Cumêdia, “La Gerusalmme Liberata, L’Orlando Furioso” etecêtera, tótti ôver in poeî, mo “Quall ch’cmanda i Anî” ed Tolkien, “I Pôver Dgraziè” ed Victor Hugo o “Al Zarócc” ed Dostoevskij i én anc lé ch’i aspèten. I én di vulómm lóng, mo a psî tachèr con un capéttol ch’av piè particolarmänt par vàdder cum la và, e pò mandèrel al Sît Bulgnai.

Äcco, ai ò finé ed bacajèr par stavôlta, sinchenå quall ch’pèga l òli al finéss l inciòster e la chèrta e pò, in pió dl òli, al n um pèga gnanc al bichîr ed tarzanèl ch’al m à inpruméss s’a scrivêva quèl par ló! Prémma ed salutèruv e ed dîrv “arvàddres” a st èter mai, però, lasè ch’a v dâga i indirézz par mandèr vî al frût dla vòstra ativitè leterèria: par LA VACAMATA1: Fausto Carpani, Via Emilia Ponente 21, 40133 Bulåggna. Pr al Sît Bulgnai, invêzi, a psî scrîver qué: [scrivîs - scriveteci!] A v salût, e arcurdèv: scrivî!!!

1 Adès La vacamata la s ciâma Al Pånt dla Biånnda, mo l indirézz l é sänper quall - Adesso La vacamata si chiama “Il Ponte della Bionda”, ma l’indirizzo non è cambiato.

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N° 12, mèrz dal 2002

Chèro tótt i mî letûr, par ste mai a vâg ed lóng a bacajèr vòsc in bulgnai, però al sòlit padrunâz Sandrén al m à dmandè ed fèr anc una versiån itaglièna ed stäl raig, acsé se quelcdón al la vôl bâsta ch’al la dmanda a ló.

Fén adès avän dscåurs ed cum as prêv prudûer dla leteratûra bulgnaia: però par scrîver bän biåggna anc żer dimónndi, cgnósser chi ètr autûr, acsé ón al pôl fèr di parangón con quall ch’l à scrétt ló e giudichèrel in manîra créttica e realésstica. Mé a sän sicûr che vuèter, ch’a sî di poêta, in cà arî tótta una gran librarî péna ed tótti äli ôver dla poeî mundièl, con Dante, Petrarca, Boccaccio, Ariosto, Tasso, Leopardi, Montale e sojamé, pò Goethe, Shakespeare, Baudelaire e vî ed ste pâs. Gióssta? Però, avîv mâi pinsè ed dedichèr un scafalinén dla vòstra bibliotêca anc ala poeî emiglièna e rumagnôla? A savän tótt che in Rumâgna ai é stè e ai é anc incû di poêta ch’i s fan dèr dal vó: Aldo Spallicci, Tonino Guerra, Raffaello Baldini, Gianni Fucci, Giuseppe Bellosi etecêtera. Benéssum. E Bulåggna cum êla méssa? Anc Bulåggna, s’a vlî al mî parair, la s fà lûer al pail: sänza andèr tròp luntàn con Giulio Cesare Croce, par dîr un quèlc nómm d autûr d adès a psän numinèr Gastone Vandelli, Mario Mandreoli (Pasträn) e Adriana Pallotti, pr andèr indrî ed socuànt ân ai é Luciano Atti e anc Quinto Ferèri, pió cgnusó pr äl såu canzunàtt. E biåggna dîr che dimónndi autûr pió cgnusó pr avair fât däli ètri cô, come Gigén Lîvra, Fàusto Carpàn, Gaetano Marchetti etezêtera i scrîven anc däl gran bèli poeî. Insåmma, da lèżer ai n é dimónndi, ed quî ch’ai ò détt mo anc di èter ch’ai ò dscurdè ed dîr adès, e ch’i s atrôven int al sòlit Sît Bulgnai ala pâgina dla leteratûra. Anc là fôrsi ai amanca dla żänt, e quî ch’i fan al Sît i sran cuntént s’a i mandarî däl poeî da publichèr.

Mé a v cunséi ed pêrdruv in cäl pâgin, ed gustèr cäl rémm, ed sénter cum i én savuré i dscûrs e äl parôl ed chi autûr, ed rànndruv cånt che as pôl dîr incôsa anc in bulgnai, e che däl vôlt as pôl dîrel méi che in itagliàn, s’as é padrón di mîż espresîv dal nòster dialàtt.

E qué arivän a un èter pónt inpurtànt: quand a se scrîv l é inpurtànt cgnósser chi ètr autûr, brîa såul pr al piaair ed psairi lèżer, mo anc par métter la sô ôvra int al cuntèst dla pruduziån ch’ai é stè fén adès, par métters int al såulc se ón l é sudisfât di riultèt ed chi èter, opûr pr arnuvèr s’al pänsa ch’as pôl dîr quèl ed nôv con sta nòstra längua tante bèla e tant antîga. Ai ò scrétt arnuvèr con pió inciòster parché a cradd che as prêv andèr ed lóng col vilópp dla nòstra poeî, scrivànd di quî nûv pr al sô cuntgnó. Vuèter cus’in pinsèv?

Fôrsi quall ch’a pinsè l é che mé, ch’a n scrîv brîa däl poeî, arêv såul da stèr zétt in pòst ed dîr a chi èter cus’i arénn da fèr, mo csa vlîv mâi? Prémma de tótt a m ò da guadagnèr cal famåu tarzanèl ch’a gêven l’ûltma vôlta, e pò come tótt i créttic mé a n scrîv brîa mo a dégg la mî såura quall ch’i scrîven chi èter. Parché a mé ed lèżr i vûster quî am piè dimónndi!

  Cari lettori, anche questo mese continuo la nostra chiacchierata in bolognese, però il redattore Sandro Sermenghi mi ha chiesto di fare anche la versione italiana di queste righe: chi la desiderasse può rivolgersi a lui.

Fino ad ora abbiamo parlato di come produrre letteratura in bolognese: però, per scrivere bene, bisogna anche leggere molto, conoscere gli altri autori, insomma, avere dei parametri per fare dei confronti e giudicare la propria produzione in modo critico e realistico. Sono sicuro che voi, cari i miei poeti, a casa avrete una gran libreria con tutte le opere della poesia mondiale: Dante, Petrarca, Boccaccio, Ariosto, Tasso, Leopardi, Montale e tutti gli altri, e poi Goethe, Shakespeare, Baudelaire e così via. Dico bene? Però, avete mai pensato a dedicare uno scaffale della vostra biblioteca anche alla poesia emiliano-romagnola? Sappiamo tutti che la Romagna ha avuto e ha poeti di grande levatura: Aldo Spallicci, Tonino Guerra, Raffaello Baldini, Gianni Fucci, Giuseppe Bellosi eccetera. Benissimo. E Bologna? Anche Bologna, a mio parere, fa la sua figura: senza andare troppo in là nel tempo richiamando Giulio Cesare Croce, per indicare qualche autore odierno possiamo menzionare Gastone Vandelli, Mario Mandreoli (Pasträn) e Adriana Pallotti, per tornare indietro di qualche anno ci sono Luciano Atti e anche Quinto Ferrari, più conosciuto per le canzoni. E va detto che molti autori noti soprattutto per aver fatto altre cose, come Luigi Lepri, Fausto Carpani, Gaetano Marchetti ecc., scrivono anche ottimi versi. Insomma, da leggere c’è tanto, degli autori citati e di altri tralasciati in questa sede, reperibili in generale al solito Sito Bolognese alla pagina della letteratura. Anche lì forse ci sono delle mancanze, e i gestori del Sito saranno ben contenti se gli manderete delle poesie da pubblicare.

Vi consiglio di perdervi in quelle pagine, di assaporarne i versi, di sentire come sono gustosi il periodare e le parole degli autori, di rendervi conto di come si possa dire tutto anche in bolognese, e che a volte si può anche dirlo meglio che in italiano, se si possiedono interamente i mezzi espressivi del nostro dialetto.

E qui arriviamo a un altro punto importante: quando si scrive è importante conoscere gli altri autori, non solo per il piacere di leggerli, ma anche per mettere la propria opera nel contesto della produzione precedente, per inserirsi nello stesso solco se si è soddisfatti dei risultati altrui, oppure per rinnovare se si pensa che sia possibile dire qualcosa di nuovo con questa nostra lingua tanto bella e antica. Ho scritto “rinnovare” in grassetto perché credo che si potrebbe portare avanti lo sviluppo della nostra poesia, scrivendo cose nuove dal punto di vista contenutistico. Cosa ne pensate voi?

Forse ne pensate che io, che non scrivo poesie, dovrei tacere anziché dirvi come agire, ma cosa volete? Anzitutto devo guadagnarmi quel famoso vinello annacquato di cui si parlava la volta scorsa, e poi, come tutti i critici, io non scrivo ma dico la mia su quel che scrivono gli altri. Perché leggere i vostri componimenti mi piace molto!

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N° 13, avréll dal 2002

A sän bèle arivè a qualla däl zénc puntè, e ai é vgnó al mumänt ed dscårrer un pôc dal teâter bulgnai. Däli infurmaziån só l nòster teâter i s pôlen catèr, par la prémma, int al Sît Bulgnai (www.bulgnais.com/teatro.html), ala pâgina dal teâter, con däl nutézzi só l cunpagnî e i grand atûr d una vôlta, come Lucchini, Lanzarini e vî ed ste pâs, un artéccol ed Romano Danielli såura la stòria dal teâter, la fotografî d Alfredo Testoni, etezêtera.

Testoni, cum as sà, l é stè l autåur pió inpurtànt dal teâter bulgnai, e defâti ormâi l é un clâsic méss in sêna da tótti äl cunpagnî. Amîg ed Carlén Mûi, ch’al rezitèva anc par ló, Testoni l à scrétt una sfilarè ed cumêdi bulgnaii che fén a incû äl pièen dimónndi al póbblic d ògni etè. Con “Il Cardinale Lambertini”, in itagliàn, al nòstr autåur al dvinté famåu in tótta l’Itâglia, e Al Cardinèl l é rezitè anc in di sît in dóvv i n san gnanc prununzièr al nòster sócc’mel cum và. A Bulåggna tótt i ân Al Cardinèl al tåurna só l pelcsênic al teâter Dehon, grâzie ala cunpagnî “Teatro Aperto” ed Guido Ferrarini, e la bèla surpraia l é che tótt i ân ai é pió bulgnai che l ân prémma e manc che l ân dåpp. Mo äl cunpagnî äli én una bròza e, pr avair un’idéa ed quall ch’äl fan e däl pusibilitè ch’ai é d andèrli a vàdder par pasèr una bèla serèta in cunpagnî, bâsta guardèr int al Sît e zarchèr ala pâgina di apuntamént.

Al såul problêma dal teâter bulgnai d incû, pén ed cunpagnî, ed żänt con dl entuum e dla gran vójja ed fèr, l é che tótt quant i pèren atachè a Testoni con la côla garavèla. L é vaira che äl såu cumêdi äli én bèli, però apónt äli én däl cumêdi, e un teâter conplêt an fà brîa såul qualli: däl vôlt, al fà anc di pîz trâgic, sperimentèl, etez. A dîr vaira, ai é una cunpagnî ch’la prôva ed fèr tótt sti esperimént: i én “I Cumediànt Bulgnî” ed Romano Danielli, che pr eänpi, quand mé ai êra un cinâz, i fénn “Al Malè Imażinèri” ed Molière, e l êra un gudiôl. St ân, Danielli l à scrétt un tèst, ciamè “Trî in zémma ala Tårr”, ch’l é stè definé un sóppi d âria nôva, bän studiè, mudêren e atuèl. Al problêma l é che... a Bulåggna l é stè fât una vôlta ai Alemân e pò stièvo, anc s’ai êra al teâter pén rè! Quasst parché chi ètr inpreèri i l an giudichè tròp mudêren.

Mé naturalmänt a capéss i inpreèri ch’i n vôlen brîa andèr a rîg con di quî che fôrsi i n arénn brîa un gran sêguit, però a m piarêv anc ed savair cum as fà a imażinèr che sêguit l arà un quèl s’an s aprôva gnanc a métterl in sêna una vôlta. Al suzès d un’ôvra teatrèl l é fât da una móccia ed particolèr ch’i n én brîa sänper fâzil da savair prémma, e ón ed sti aspèt l é al póbblic: un póbblic ch’al capéss ed teâter, ch’al vôl däl nuvitè, ch’al fà cgnósser i sû gósst ai inpreèri l é un póbblic ch’l arà pió sudisfaziån, ch’al prà vàdder di quî nûv e avair pió materièl par pinsèri in vatta (parché a teâter, naturalmänt, an s i và brîa såul e sänper par gargnazèr, mo anc par vàdder dla créttica dla natûra umèna), e pò anc ch’al darà dal curâg’ a dla żänt con al talänt ed strulghèr di tèst nûv. 

Da quall ch’a sò mé, a scrîver di quî nûv an i é brîa såul Danielli, mo anc di èter a(u)tûr e regéssta, come pr eänpi Pierluigi Foschi, ch’l é anc un buratinèr dimónndi inpgnè. E anc såura i buratén ai srêv da fèr un dscursén: al dé d incû i pänsen tótt ch’i séppen un spetâcuel da purtèri i cínno. Bän, invêzi Foschi e la sô cunpagnî, “La Garisenda”, i fan anc di spetâcuel pr i grand, che naturalmänt an vôl brîa dîr con däl dunéni nûdi, mo con di argumént e un livèl artésstic difarént da quî däl rapreentaziån pinsè pr i fangén.

E alåura, chèro tótt i mî poêta dal Laboratòri, al mî apèl l é quasst: andè a vàdder i spetâcuel ed teâter e buratén bulgnî par tgnîr só äl cunpagnî, magâra pruvè anc d entrèri a fèren pèrt e, anc méi, pruvè bän ed scrîver di tèst mudêren e uriginèl, e a vdrî che anc la côla garavèla prémma o dåpp la se dstâca che, fôrsi, an srêv gnanc un gran mèl.

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N° 14, mâż dal 2002

Chèro tótt i mî poêta dal Laboratòri, incû a v scrîv par l’ûltma puntè dla mî rubrîca! A vói ringrazièr Sandrén Sermenghi ch’l à vló dèrum la pusibilitè ed bacajèr un puctén vòsc e a spêr che quall ch’ai ò détt al fóss interesànt almànc un pôc...

Par finîr bän la nòstra conversaziån såura la leteratûra bulgnaia a vlêva pruvèr ed vàdder in che tîp ed bulgnai as pôl scrîver di quî mudêren e inovatîv. Quand a dégg “bulgnai” naturalmänt a vói dîr tótt i dialétt ed tîp bulgnai, ch’i séppen quall dla zitè, quî dla canpâgna, dla muntâgna etezêtera, parché i én tótt bón d esprémmer i nûster sentimént, i nûster pinsîr, i afân, äl pasiån e, cum ai ò détt in cäli ètri puntè, al bulgnai e tótt chi èter dialétt dl’Emégglia-Rumâgna i prénn sänza pòra èser adruvè par scrîver di rumànż o par fèr dal teâter sperimentèl, anzi fôrsi l é pròpi quasst al mumänt ed tachèr: alé, tótt dnanz al conpiûter!

“Ah, mo quajózzi”, a dirî vuèter, “con pió ón al se dstâca dala tradiziån con pió l à da méttr i pî in di sintîr ch’an cgnóss brîa, e ai é al prîguel ed pistèr däl buâz”. E avî raån, mo ste pinsîr al n à mâi preocupè i autûr dla leteratûra mundièl: cum ai ò scrétt ai nómmer dû e trî dla “Rubrîca Bulgnaia”, ch’a psî lèżer al sòlit Sît Bulgnai al indirézz www.bulgnais.com/rubrbul.html, Dante a un zêrt mumänt al dezidé ed scrîver la Divéna Cumêdia in itagliàn, una längua che a cal tänp che lé la n i êra brîa! Mó ló al n avé mégga pòra: as mité a scrîver in fiurintén mo con na móccia ed parôl laténi, provenzèli, setentrionèli etezêtera, e acsé (pió o manc) ai nasé l itagliàn. In sta manîra, Dante al tôls in man al sô dialàtt e al le trasfurmé int una längua leterèria. Vlîv che col bulgnai an s pòsa brîa fèr prezî? Mé a dégg ed sé, l inpurtànt l é avair quèl da dîr, pò i problêma espresîv i s pôlen sänper risôlver, con dl’óssta e pinsandi pulîd.

Pr al bulgnai, ai é una sêrie ed soluziån. Prémma d ónna, as pôl adruvèr di arcaîum, ch’al vôl pò dîr tirèr fòra dai vocabolèri vîc’ däl parôl vèci che una vôlta äli êren nurmèli mo pò äli én stè dscanzlè dal tänp e dal’influänza dl itagliàn. Int una zêrta manîra as fà acsé quand as dî “giazarén” invêzi che “friguréffer”: as dà un nómm vèc’, ch’l indichèva una ròba vècia e difaränta, anc se avéna, a un quèl nôv, al frîgo. As pôl anc dîr “bató” par “pavimänt”, nonostànt che al bató al fóss un pavimänt sänza piastrèl. E ai é chi dî “culazôl” in pòst ed “panulén”. Adruvànd äli èrum dl’irunî e dla creativitè as pôl anc dèr un nómm a tant quî che adès i s dîn in itagliàn, come l’aria condizionata, che in bulgnai la prêv benéssum arzàvver al nómm ed “supiadûr frassc”. Naturalmänt, s’ai é biåggn, as pôl anc adatèr däl parôl itaglièni o inglaii, e acsé ai sèlta fòra “al déssc vulànt, al schêrum, al conpiûter, al cípp” e vî ed ste pâs. Che pò, chi l à détt che äl parôl inglaii i n s pôlen brîa tradûer? V arcurdèv dla puntè nómmer trî dla nòstra rubrîca, ch’ai ò scrétt “Gran Tlarè Mundièl” pr al World Wide Web? Víttal lé un eänpi ed quall ch’as pôl fèr col bulgnai, e che l itagliàn fén adès al n à brîa fât. I gîv Giógglia vuèter? 

E acsé, con di arcaîum, di neologîum, cunpâgna stäl dåu parôl ch’ai ò scrétt con pió inciòster (= “in grassetto”) e däl parôl ed fòra vî (= “forestierismi”) a prénn pruvèr tótt insàmm ed scrîver un rumànż ed fantasiänza. A tâc mé:

“Dai spurtî dl’astronèv tótta péna ed lû ch’la fèva mulén gażén lé pr âria, scuèi cme un galavrån żigànt int una zócca, ai véns fòra un râż alâer ch’al bianchiżé la nòt dal trancuéll pajai ed Dscargalèen.

Al bòsc al ciapé fûg, con däl sfiamarè d un culåur biâvd fradd cme al fèr e misteriåu. Al fómm ed cl inzanndi artifizièl al cruvêva tótti äl cà dal pajai, siché dånca inción al vésst che, da una bóffa d azâr ch’ai êra int al dedrî dal déssc vulànt, ai vgnêva żå una scalatta ed pirû inviébbil ch’l’avêva da èser al prémm pà méss a tèra dal eêrzit ed Mèrt”...

E pò cum vèla a finîr? Mé a n al sò brîa, mo a sån sicûr ch’a l savî vuèter: fôrza dånca, scrivî, fè dl eercézzi col bulgnai méss int la pâgina, e pruvè ed mandèr quall ch’ai vén fòra al Sît Bulgnai (scrivîs - scriveteci!) o a LA VACAMATA (Fausto Carpani, C.P. 3179 Bologna Ponente, 40131 Bulåggna), e a vdrî che pian pian anc al bulgnai l arà, in pió d una gran bèla poeî, anc la sô prôa, al sô teâter e insåmma, la sô leteratûra. Tersuà!


Tåurna ala pâgina dl’urtugrafî
Và só
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